La riscoperta della preistoria camuna

Un passato sempre presente

Oggi la Valcamonica è abbastanza conosciuta fra le persone di cultura nel mondo, come sinonimo di preistoria e di incisioni rupestri. Prima di cinquant'anni fa era nota solo ai propri abitanti e a pochi suoi frequentatori.

Incisione rupestre: la Grande Roccia di Naquane, Parco Nazionale Incisioni Rupestri, Capo di Ponte (Valcamonica)La storiografia camuna del secondo millennio dopo Cristo è piuttosto ricca di riferimenti alle rovine romane, alle divinità pagane e alle leggende legate all'introduzione del Cristianesimo in Valle.

Eppure, nessun accenno, benchè minimo, risulta fatto alle incisioni rupestri, che pure venivano eseguite con una certa vigoria ancora fra il 1300 e il 1600.

Gli stessi Romani, installatisi saldamente in Valle negli ultimi cinquant'anni prima di Cristo, non citarono mai il singolare fenomeno, tanto profondo nelle consuetudini di vita montanare quanto volutamente ignorato a livello ufficiale.

Le incisioni, quotidianamente sotto gli occhi dei pastori e dei boscaioli, finirono per passare come residui di un non meglio precisabile passato, abitato da streghe e personaggi mitici che attraverso i segni sulle rocce praticavano magie sconosciute. Con la semplicità del gergo locale, i valligiani indicavano i segni con il termine di 'pitóti' (figurine), certo senza alcuna consapevolezza dell'immenso valore culturale che venne in essi intuito solo agli inizi del Novecento.

I pionieri della prima metà del '900

Gualtiero Laeng, insigne bresciano che da giovanissimo si godeva la Valcamonica nei mesi estivi per le vacanze e più tardi per i suoi studi geologici, archeologici e naturalistici, rammentò di aver accompagnato già nel 1908 la Società degli Amici dei Monumenti Camuni alla Preda dei Pitóti, l'attuale Masso di Cemmo 1, imponente esempio di roccia istoriata adagiato nella conca del Pian delle Greppe presso Cemmo di Capo di Ponte.

Incisione rupestre: il Masso di Cemmo 1, Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, Capo di Ponte (Valcamonica)Per la prima volta ufficialmente egli nel 1909 ne segnalò l'esistenza all'allora Comitato Nazionale per la Protezione dei Monumenti. In una sezione a sua stessa cura, la Guida d'Italia del Touring Club Italiano citava nel 1914 due grossi trovanti con sculture e graffiti simili a quelli famosi del Lago delle Meraviglie nelle Alpi Marittime.

Scomparse da secoli dalle consuetudini e dalla stessa memoria collettiva, le incisioni camune si riaffacciarono dunque al mondo come patrimonio culturale ai primi del Novecento. Intorno ad esse erano destinati a fiorire gli studi, culminati nella sistematizzazione di Emmanuel Anati, fondatore del Centro Camuno di Studi Preistorici in Capo di Ponte nel 1964.